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A Padel si vince, anche giocando male,

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Non è una provocazione … ma è quello che racconta Nito Brea il Mister di grandi campioni di Padel nonchè Manager ed ex allenatore della nazionale argentina

Nel suo libro “Il buon senso applicato al padel” abbiamo stralciato un passaggio molto interessante sul fatto che a Padel i vincitori non sono sempre i più spettacolari e tecnici

“Spesso ci troviamo in conversazioni in cui  mi chiedono chi è la coppia migliore secondo me, e la risposta è semplice: quella numero 1.
Se una coppia vince quasi tutte le partite, è senza dubbio la migliore.
Potrebbe non essere la più spettacolare, non fare i tiri più vistosi, ma se vincono sono i migliori.
Ci sono opinioni diverse qui, ma il paddle, come altri sport, ha un modo per contare i punti; e vince chi ha giocato più game e almeno vinti due set.
In questo modo è molto facile sapere chi è il migliore.

L’apparenza, la bellezza e il gusto non sono altro che soggettività.

Non mi importa se mi hanno applaudito più o meno, a me bastava aver vinto per stare meglio.


È in un gioco dove bellezza e tecnica devono essere al servizio dell’efficienza,
e devono essere strumenti che ci permettano di vincere; quindi può anche essere attraente ed efficace.
Non sempre giocare bene e spettacolare è sinonimo di ottenere buoni risultati.

Molte persone pensano che un giocatore, oltre la voglia di vincere, deve anche pensare allo spettacolo, perché se non fosse così nessuno andrebbe a vedere le partite dei tornei.
In tal caso, le Federazioni e le associazioni dei giocatori avrebbero la responsabilità di cercare, attraverso cambiamenti e modifiche ai regolamenti, che lo sport sia attraente e che le persone si divertano a guardare le partite.

Tutti gli sport hanno modificato le regole nel tempo, quindi il compito degli allenatori è quello di sfruttare al meglio le regole in relazione alle caratteristiche del nostro giocatore, al fine di ottenere i migliori risultati.

Quando ho iniziato a giocare con una pala (fine anni 80) , ero senza dubbio uno dei giocatori più “rustici” tra quelli che facevano risultati.
Questo era ancora più evidente, dal momento che coloro che giocavano a padel in quel momento erano ex giocatori di tennis.
Avevano tecnica, stile, classe, ma quando il gioco ha iniziato a prendere piede ed a diffondersi non hanno più ottenuto grandi risultati.
Non erano all’altezza di gareggiare con i più forti..

Ho sperimentato di persona, durante diversi tornei, che molti dicevano che avevo giocato male, ma lo dicevano sottovoce…
mentre ricevevano il secondo posto e io il primo.

Molti avevano una tecnica eccellente, ma li ho battuti.

Io “ero brutto da vedere” ma li ho battuti”.

Articolo estratto dal libro “Il buon senso applicato al Padel” di Nito Brea (tradotto e rielaborato da Carlo Ferrara)

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